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Sulla faccia di mia Mamma


di lludos
06.01.2018    |    88.684    |    9 9.5
"“Quanto vigore che ha il mio bambino…quante voglie che ha il mio tesorino…ti piacciono i miei seni? Non sono grossi come quelli della dottoressa ma ho visto..."
Dal Web:

Mamma aveva prenotato una visita dall’urologo dopo che le avevo chiesto se poteva prenotarmi una visita poiché avevo sempre il pene avvolto da vene molto grosse.
Preoccupata, volle solo dargli un’occhiata e, notate le vene sul muscolo, si apprestò a chiamare la clinica privata della mia città, prendendo appuntamento con il dottore Andrea P.

Poiché non avevo ancora la patente, visti i risultati ottenuti agli esami di guida, mi accompagnò lei dal medico.
Ci dissero di attendere il nostro turno quindi ci sedemmo sui divanetti blu della clinica e mamma si sedette proprio dinnanzi a me. La sua gonna rosa mostrava le sue longilinee gambe e mi meravigliavo come potesse mantenersi così in forma nonostante tutto il lavoro, lo stress e quant’altro doveva fare durante il giorno per lei e per noi. Una bella donna, decisamente sexy, anche se struccata con gli occhiali sul naso, la sua capigliatura bionda lunga che accarezzava le spalle, le donava un tocco di eleganza femminile. Il suo tailleur rosa confetto forse era un po’ demodé ma le sue scarpe dello stesso colore con i tacchi alti, la faceva sembrare una sorta di modella invecchiata precocemente invece che la maestra delle elementari quale era.
Il tempo proseguiva e io ormai mi ero invaghito dei polpacci di mia madre e delle mutandine nere che si intravedevano dai pochi movimenti che faceva.
Avevo già il cazzo duro. Sì, ammetto che mi vergognavo ad averlo in erezione per le gambe di mamma ma tanto sapevo che era solo dato dal momento e che quando sarei entrato mi sarebbe passata l’erezione, soprattutto quando avrei visto la faccia da cazzo del dottore.
Ci chiamarono.
Panico assoluto. Mia madre si accorse della gaffe. Il dottore non si chiamava Andrea bensì Andreina! Era una donna…e che donna…ricordo tutti i particolari di quella scena allucinante!
La dottoressa era una milfona…avrà avuto si e no 50 anni come la mamma, due seni enormi messi in bella mostra da una scollatura esagerata e una minigonna che mostrava le sue gambe provocanti coperte da un collant nero, quelli con la righina rossa sul retro…avete presente? …allucinante…
L’erezione invece che calare, si alzò irreparabilmente sino a non voler più mostrarmi e fare la visita.

“Ma che ti succede Gigi?” chiese mia madre.

“Nulla mamma è che, non so, è che, mi aspettavo un uomo.”
Mia madre sorrise comprendendo il mio mal umore ma la dottoressa incalzò:

“Oh diamine, su su, giovanotto, non ti farai mica problemi no? Credimi che sono una professionista io e di falli ne vedo quotidianamente, Gigi, è il mio lavoro, non aver vergogna; sono un medico!”

Si alzò dalla sedia e si avvicinò a me, mi invitò ad appoggiare il sedere sul lettino e mi invitò a slacciare i jeans. Guardavo mia mamma con un volto in richiesta d’aiuto ma lei sorrideva dolcemente e mi faceva cenno con le spella alte come dire “non posso farci nulla, tesoro!”.
La dottoressa intanto prendeva la situazione in mano, sfiorandomi la cintura.

“Allora giovanotto! Devo slacciarti io i pantaloni? Dai che per toglierti i jeans sei bravo, o vuoi una mano?”

‘Sta troia provocava e ormai mi stavo slacciando i jeans nella speranza che un minimo di vergogna mi facesse abbassare il cazzo e invece no…lui restava dritto. Affanculo la dottoressa, mi dissi, che mi guardi l’uccello in erezione, tanto è il suo lavoro. Così feci.
Lei rimase a bocca a aperta e sorrise.

“Aah ecco! Signora, ha capito perché suo figlio non si calava i jeans? Lo aveva duro, lui, nessun problema, meglio così sai? Il sangue che circola fa vedere maggiormente le vene che tanto ti preoccupavano.”

Io guardavo in alto, verso il soffitto per non guardarle il seno. Lei maneggiava il mio pene stranamente senza indossare i guanti in lattice e mia mamma, mia mamma osservava questa dottoressa che maneggiava il mio arnese, un po’ rossa in viso che alle volte mi sorrideva e guardava per terra.
Il dramma è che, alla fine desistetti e guardai anche il seno di questa dottoressa, sino ad immaginarmela sopra di me, come una troia, mentre si faceva scopare dal sottoscritto! Pensa, pensa, immagina e fantastica…affanculo, le sue manine delicate sul mio pene mi fecero trasalire verso un’orgasmo vergognoso…cercai di resistere ma alla fine dovetti lasciarmi andare e gridai solo una buffa farse come “Ooh, vengoooo!”

Sborrai letteralmente il mio seme in faccia alla dottoressa. Shoccata, spalancò gli occhi e sorridente si alzò di scatto per andare a risedersi sulla sua scrivania mentre mia madre, viola in viso, ormai sembrava cercare in terra i suoi orecchini!

Usciti dopo aver avuto rassicurazioni sul mio pene, io e mamma ci dirigemmo verso la macchina senza dire nulla. Entrammo e ci dirigemmo verso casa.
Ad un certo punto le scoppiò una risata.

“perché ridi?” le chiesi

“perché credo che quando racconterò l’accaduto alle mie colleghe rideranno come matte!”

“ma mica gli andrai a raccontare ‘sta roba, spero!”

“certo che sì…magari dico che è successo ad una mia amica ma devo proprio raccontarlo, sai?”

Chiuse con un’altra risata muovendo il capo a destra e a manca.
Aveva mantenuto il sorriso sino a quasi sotto casa, sino a quando non mi chiese alcune cose.

“Gigi ma spiegami una cosa, ma non ti vergognavi ad avere il pisello duro?”

“Porca vacca, mamma. sì, cioè, no, non so, ma che domande fai?”

“Come che domande faccio? Avevi quell’arnese duro e lungo sotto gli occhi di quella dottoressa! Certo che anche lei, con quelle tette mezze fuori ti deve aver messo addosso un po’ di eccitazione, vero?”

“Mamma, ti prego, mi vergogno a parlarti di queste cose.”

“E di cosa ti vergogni? Come credi che sei venuto al mondo tu? Tuo padre ce l’aveva grosso e lungo come il tuo e il suo seme ha fatto nascere te, tesoro!”

La macchina era ferma e l’aria condizionata le aveva fatto diventare i capezzoli duri. Mi sorrideva e mi aveva dato alcune carezze sulla testa per rassenerarmi.

“Mamma, ti prego, evita queste scenette di comprensione materna, mi imbarazza parlare di tette e cazzi con te!”

“Gigi! Che modi che hai, vivo anch’io in questo mondo sai? Sarò anche tua madre ma sono innanzitutto una donna!”

“Sì, lo so, sei anche una bella mamma, andiamo su a casa che devo andare in bagno?”

Mia madre rise e uscì dalla macchina.
Giunti in casa mi appollaiai in bagno, dove cercai di lavarmi il pene dai rimasugli di sperma della venuta di prima. Lavandomi sul bordo del lavandino, mi ritornò il cazzo dritto nel momento in cui ripensai ai capezzoli duri di mia madre, alle sue gambe, alle sue mani sulla mia testa e alle sue parole…che vergogna provai…assurdo, il pene era duro come il ferro ed era così solo per mia mamma. Continuai a strofinare la capella col sapone sino a quando mandai al diavolo il mio lato puritano e inizia a segarmi pensando a mia madre accanto a me…non nuda o volgare, solo lì con me, intenta ad accarezzarmi mentre mi toccavo, sorridendomi, dicendomi parole dolci.
Sborrai fiumi di sperma per la seconda volta nel giro di un’ora e imbrattai tutto il lavabo, lo specchio e lo spazzolino da denti.
Mia madre sentì l’urlo soffocato della mia venuta e bussò alla porta per chiedere se stavo bene.

“Ma cosa è successo? hai mal di pancia?”

“No, no, mami, solo uno sfogo, un brufolo!” risposi celermente cercando di pulire con la carta igienica lo specchio.

“Un brufolo? Vuoi che ti dia una mano?”

“No! Già fatto, grazie!”

“Sicuro?”

Finito di pulire velocemente il tutto, per non destare sospetti, uscii dal bagno in fretta, senza neanche voler incrociare il suo sguardo. Lei era lì, con una mela in mano che mi osservava andare in camera.
Chiusi la porta e cercai di capire cosa stava facendo mia mamma rimasta nel corridoio.
Entrò nel bagno.
In camera batteva il sole e decisi di calmare i miei stati d’animo accendendo un po’ la televisione in sala. Passai di fronte al bagno e mia mamma aveva socchiuso la porta. Feci finta di nulla, continuai per la mia strada. Accesi il televisore ma ad un certo punto mia madre comparve in salotto chiedendomi di abbassare la televisione che doveva parlarmi.
Portava sempre lo stesso vestito ma c’era qualcosa di diverso…il trucco…aveva un leggero trucco che faceva risaltare i suoi occhi verdi e le sue labbra. I capelli erano un po’ disordinati ma elegantemente portati con gli occhiali sul capo come fosse un cerchietto.
Aveva in mano uno spazzolino da denti.

“Gigi, tesoro mio, amore della casa, sono contenta sai?”

“Di di cosa?”

“Di te e di come sei cresciuto. Mi dispiace che tu abbia quelle vene grosse sul pene ma, fossi in te non mi preoccuperei no? Funziona benissimo a quanto ho visto”

“mamma, per favore, come devo dirtelo?! Ok, ok, sarò stato uno sfigato dalla dottoressa ma è stato più forte di me, che devo fare per farti cambiare discorso?”

“No tato, non intendevo dalla dottoressa. Stavo per lavarmi i denti dopo aver mangiato una mela e sul mio spazzolino ho trovato questa cosa qua.”

Si avvicinò e si sedette accanto a me. Mi diede una carezza in testa e mi avvicinò lo spazzolino da denti al viso.
Aveva sopra una sostanza vischiosa, bianca e…

“Oh madonna! Mamma, scusa, ho starnutito e ti ho sporcato lo spazzolino! Scusami, non me ne ero accorto, io…”

“Non è mucosa questa, per chi mi hai preso sciocchino? Questa cosa qui biancastra me la sono messa per sbaglio in bocca. Sul subito ho pensato al muco, poi, assaggiando bene mi sono resa conto che questa cosa qui era la tua sborra.”

Diventai viola e la temperature corporea salì sino a 10mila gradi.

“Sborra? Ma no, ma cosa, ma io, come fai a dire che è mia scusa eh??”

“Perché quella di papà la conosco molto bene, la sua è un po’ più acida, questa è dolciastra.”

“Ma perché l’hai assaggiata?”

“Perché non avevo guardato lo spazzolino prima di ficcarmelo in bocca, ecco perché…ma anche l’avessi vista, l’avrei assaggiata comunque sai?”

“In che senso?”

“Nel senso che come madre mi sarei comunque incuriosita di sentire il sapore del seme del mio bambino, tesoro, anzi, guarda, facciamo così, prima che rimanga qui sopra e diventi secca, la facciamo sparire così togliamo ogni dubbio eh?”

Prese lo spazzolino e se lo portò in bocca. Succhiò lentamente la colata di sperma che era rimasta sopra le setole e con un sorriso malizioso non toglieva mai i suoi occhi dai miei.

“Proprio dolciastra. Quanti dolci hai mangiato stamattina eh? Mmh, Fabio Fabio, amore della mamma, ma cosa devo fare io con te, eh? Possibile che sei sempre così eccitato? Ma non vai con le ragazze? Sei grande oramai.”

Non riuscii a risponderle. Ero senza parole. Il mio pene era diventato d’acciaio e avrebbe potuto anche spaccare una roccia. Il cuore batteva a mille km orari e io non capivo più un cazzo di niente. I miei sguardi passavano dagli occhi di mamma, al suo sorriso, al suo seno che premeva contro la stoffa della sua maglietta e alle sue gambe che si erano liberate sino quasi ai fianchi della gonnella rosa.
Caldo, ansia, sudore.
Un’altra carezza. Un altro segno materno.

“Piccolo mio, cos’hai? Possibile che i tuoi ormoni siano così dannatamente pazzi da eccitarsi sempre? Sei già venuto due volte per la dottoressa e ora hai un gonfiore la sotto…cos’è? Adesso chi è che ti fa questo effetto eh? Sarà mica la tua mamma? Mmh, stupidino…smettila di sudare…vuoi che ti faccio sentire l’aroma del tuo seme figliolo?”

Il vuoto. La testa confusa, l’aria assente, salivazione azzerata…guardai lo spazzolino da denti che aveva in mano…lo osservai a lungo non sapendo cosa dire…feci una smorfia per farle capire che non sapevo davvero cosa rispondere ma lei, con la sua abilità tenera, mi prese la testa e mi disse:

“Ma no…cosa hai capito? Non ti faccio succhiare lo spazzolino, vieni qui tesoro, assaggia.”

Mi spostò il volto a pochi centimetri dal suo. Sorrise, spalancò la bocca e allungò la lingua verso la mia bocca semi aperta. Infilò la sua lingua dolcemente, leccandomi poi per pochi secondi la mia bocca.

“Senti? Lo senti il gusto del tuo sperma? E’ buono vero?”

Accennai ad un sì con la testa.
Mi prese la mano e me la portò sui suoi seni.
Me li fece palpare.

“Quanto vigore che ha il mio bambino…quante voglie che ha il mio tesorino…ti piacciono i miei seni? Non sono grossi come quelli della dottoressa ma ho visto come me li guardavi in macchina…ti piacciono o preferivi quelli della dottoressa? Che scema che era quella là eh? Con le tette in vista poi…ha eccitato il mio bambino vero? Due sborrate addirittura per quella là e per me? Hai mai pensato di potermi toccare il seno come stai facendo ora?”

“Io…io…cosa stai facendo mà…io…io…sì…comunque l’ho pensato…prima…in bagno…”

“Aah, eccoti smascherato, tato…pensando a me, guarda caso lo sperma è andato sino al mio spazzolino! Hai visto? Era destino che la tua mamma scoprisse la tua sessualità e la tua voglia mettendosi in bocca il seme del peccato…Toccandomi le tette hai ancora il cazzo duro vedo, perché non fai vedere come fai ad esplodere tutto quello sperma, dai!”

Senza che ebbi il tempo di rispondere mi slacciò i jeans e sfilò fuori il cazzo ma lo lasciò lì, fermo, duro, libero.

Allargò le sue gambe e alzò la gonna sino ai fianchi. Aveva indosso un altro paio di slip. Erano in pizzo e avevano un colore molto rilassante…verde chiaro.
Il suo pelo si intravedeva e la cosa mi fece trasalire quasi un conato di vomito per le sensazioni oscene che avevo in corpo.

“Sai che spesso mi sono chiesta come saresti diventato? Quando eri piccolo e mi succhiavi il latte materno mi eccitavo sai? Sì, potrà sembrare ridicolo ma è così…tuo padre alle volte non lo volevo neanche più…mi bastava sentire le tue gengive strette sui miei capezzoli e mi trastullavo qui sotto.
Quando ti facevi grande speravo che diventassi un uomo bello e maturo e soprattutto eterosessuale…sai com’è…poi…non avevo mai pensato che tu ed io…insomma, come dire…potessimo ritrovarci qui con i nostri sessi pulsanti e vogliosi…è strano, non trovi?”

“Cribbio! è allucinante mamma, io sto male, io sto…”

“Sshh, amore di mamma, ormai sei adulto e hai già la maggiore età. Non sei obbligato a far nulla. Se vuoi fai vedere alla tua mamma come usi il tuo arnese e come fai uscire tutta quella sborra per me, se vuoi, ovvio, io non ti obbligo, ma dimmi la verità, ti eccito così come sono adesso?”

“Sì!”

“Aah, mi sembrava, toccati Gigi, toccati per me, io sarò qui che ti guardo piccolo mio, non ti basta vedermi a gambe aperte? Vuoi che mi tolga la maglietta e le mutandine o riesci a far andare avanti le tue fantasie anche così?”

“Io…io…non lo so…fai ciò che vuoi…io…mi tocco lo stesso…non ce la faccio più mamma…”

“Certo piccolo mio. Muovi su e giù il tuo bel cazzo. Guardami dal vivo senza pensarmi, ok? Sono curiosa di vedere come vieni, come desideri il mio corpo, la mia femminilità.
Guarda, tiro fuori le mie tette, magari ti esalti di più, o no?”

“Sì, sì, tirale fuori, toccatele, mungile per me mamma, voglio sborrare con te al mio fianco!”

“Ecco fatto, piccolo mio…avvisami quando stai per venire ok?”

“Mamma, io sto per esplodere, sto per venire adesso!!”

“Aspetta allora…”

Si inginocchiò, si mise davanti alla mia poltrona, rimase con la gonna alzata, il suo tanga verde in vista, le sue tette fuori dalla maglietta che reggeva con le sue mani…portò avanti il volto e aprì la bocca, allungò la lingua muovendola per invitarmi a sborrarle in bocca. Non mi guardava, osservava il mio pene, sembrava non volesse altro.
Venni copiosamente e lei bevve tutto. Le sborrai in faccia, in bocca, sui capelli e sugli occhi ma lei continuava a leccarsi dappertutto, lo voleva inghiottire tutto e subito.
Si alzò, si asciugò il volto dal mio sperma e si portò le dita in bocca. Si mise poi di fronte a me, sul tavolino e si tolse le mutandine. Mi guardava con occhi da gatta e iniziò a trastullarsi il clitoride godendo come una matta. Il mio pene era dolorante ma non demordeva e rimaneva sempre dritto.

“Mamma! sei proprio bella, sei assolutamente fica.”

“Lo so, lo so tesoro, non mi distrarre, sto venendo anche io piccolo tesoro, sto per godere..ee…e.ee…aAaaHhh!”

Si tirò indietro e si mosse come avesse degli spasmi epilessici.
Mezza nuda si alzò traballante, mi diede una carezza, mi diede un bacino sulla fronte e si diresse verso il bagno.

“Grazie, ma ricordati, questa cosa qui deve rimanere una valvola di sfogo segreta, ok? Quando avrai voglia di toccarti, io ci sarò e viceversa, ma solo quello, vado a lavarmi ora.”

Porca puttana. Uno shock devastante che si trasformò in una delle cose più belle,più tenere e più piccanti che io abbia mai vissuto.
Da quella volta, ogni masturbazione, ha una venuta particolare sulla faccia di mia mamma!
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